L'Italia ha perso la lingua: si parla più l'arabo dei dialetti
Solo un italiano su otto usa prevalentemente l'idioma locale. Raddoppiano invece i madrelingua stranieri
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 77923.htmlLa lenta scomparsa del dialetto
«Fra le altre tragedie che abbiamo vissuto in questi ultimi anni, c’è stata anche la tragedia della perdita del dialetto, come uno dei momenti più dolorosi della perdita della realtà»: era il 1964 quando Pier Paolo Pasolini scriveva queste poche e semplici righe. Un epitaffio al dialetto, un epitaffio ad una parte della storia e della cultura del nostro Paese. Oggi, 50 anni dopo, il dialetto continua la sua discesa verso la totale scomparsa. E lo dicono i dati diffusi dall’Istat nella ricerca “L’uso della lingua italiana, dei dialetti e di altre lingue in Italia”, pubblicata lunedì 27 ottobre. La fotografia dell’Istat si riferisce al 2012, ma in due anni poco è cambiato. Il risultato è che il 53,1% degli italiani, di età compresa tra i 18 e i 74 anni (ovvero oltre 23 milioni di persone), parlano in prevalenza italiano in famiglia. Il dialetto, invece, è diventata cosa per pochi: solo il 9% lo parla abitualmente tra le mura domestiche, poco meno di 4 milioni d’italiani.
Una lenta ma inarrestabile scomparsa. Del declino dell’uso del dialetto se ne parla da anni, ma sono i numeri a metterci davanti alla realtà: dal 1995 al 2012 sono stati quattro i rilevamenti compiuti dall’Istat e si è passati da un 23,7% della popolazione che parlava abitualmente il dialetto ad un misero 9%. È invece aumentata la percentuale di persone che usano un italiano con sporadiche incursioni del dialetto: dal 29,5% del 1995 al 32,2% del 2012. Secondo l’Istat, sono soprattutto le donne a voler usare l’italiano (55,2%) e a “combattere” il vernacolo, ancora apprezzato invece da quasi la metà degli uomini (il 51% decide di accantonare il dialetto). Naturalmente l’uso del dialetto cresce con l’aumentare dell’età della fascia di popolazione considerata: nei giovani tra i 18 e i 24 anni il 60,7% parla esclusivamente italiano, mentre tra i 65-74enni il 41,6%. La scelta della lingua è ovviamente influenzata anche dal livello di istruzione. Secondo l’Istat, usa prevalentemente il dialetto chi ha un titolo di studio basso (il 24,3% tra chi possiede solo la licenza elementare), mentre tra i laureati solo l’1,7%. Ma nel complesso le differenze sociali nell’uso dell’italiano sono in diminuzione rispetto al passato."
http://www.bergamopost.it/occhi-aperti/ ... -dialetto/Tullio De Mauro: "Gli italiani parlano (anche) in dialetto"
"Fino al 1974 la maggioranza degli italiani, il 51,3 per cento, parlava sempre in dialetto. Ora chi parla sempre in dialetto è sceso al 5,4. Ma, regredendo l'uso esclusivo, è andato crescendo quello alternante di italiano e dialetto: nel 1955 era il 18 per cento, oggi è il 44,1. Quelli che adoperano solo l'italiano sono il 45,5 per cento. È vero che i toscani, i liguri e gli emiliano-romagnoli parlano solo in italiano fra l'80 e il 60 per cento e che i lucani, i campani e i calabresi vanno dal 27 al 20 per cento. Ma è vero anche che chi usa solo il dialetto in queste regioni del Sud non supera il 12-13 per cento".
E quest'alternanza quanto incide sulla capacità di comprendersi l'un l'altro?
"In una conversazione, non sempre in maniera programmata, si passa dall'italiano al dialetto e viceversa molto facilmente. Ovviamente rivolgendosi a un interlocutore che il dialetto possa capirlo. Gli inglesi lo chiamano code switching o code mixing. È uno strumento prezioso per arricchire il parlato, migliorando l'espressività".
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